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NOTE DEL REGISTA

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Come per gli altri miei spettacoli (il Re Potente in Sicuramente Amici, Ari ne L’Uomo dal turbante rosso, lo Sciamano in Patto di Luce, ecc.), anche in quest’ultimo la figura del protagonista, Mohican, è impregnata della personalità e del sapere di Leo Amici, mio maestro e padre. È talmente poliedrica la sua figura, ed il suo sapere così vasto e profondo, che dovunque attingi, attingi bene e, nello sviluppo di ciò che si è carpito, ecco il formarsi dei personaggi principali o delle tematiche affrontate nei miei spettacoli, anche in quelli più leggeri. Non solo. Leo racchiude in sé la sintesi del meglio, se così si può dire, di ogni spiritualità.Penso che ogni religione o movimento abbia in sé il buono, benché il tempo, il male, l’arroganza dell’uomo, la sete di potere, la megalomania possano incrinare, deviare, corrompere, mistificare gli aneliti trascendentali dell’uomo. Non è successo a Leo, uomo semplice e umile e, per come mi è piaciuto definirlo, “maestro di infinito”.Anche i suoi argomenti sono universali e, proprio perché veri, oltrepassano la logica del gruppo, del movimento, della religione. Il suo è una sorta di collegamento personale con il Dio di tutti, Colui che non ha religione e che non appartiene a nulla se non alla sapienza originaria di se stesso.

Anche in altri spettacoli apparentemente non riconducibili a questo uomo, ad esempio la biografia di Chiara e Francesco in Chiara di Dio, di Gabriele dell’Addolorata in Un silenzioso sospiro d’amore, di San Pio in Un fremito d’ali o nei miei minimusical – così coniati da Mons. Vittorio Peri –, ma anche negli S...varietà o nell’ultimo, lo Spettacolo di Cabaret, c’è molto della sua sostanza che ho ereditato in me, come da un padre a un figlio.

CARLO TEDESCHI

Autore e regista

Mohican è un personaggio di cui lui voleva scrivere un romanzo e alla fine degli anni ‘70 era riuscito a dettarne a Maria di Gregorio solamente poche pagine, quelle che il personaggio di Eliane declama durante lo spettacolo, occupandone buona parte del secondo tempo.
Anche il protagonista Mohican – come guida nella foresta di un gruppo di esploratori alla ricerca e scoperta di quella natura ignota del wild west che la propaganda reclamizzava come insidiosa e pericolosa – spiega con le stesse parole di Leo Amici come osservare la natura per carpirne quei “segreti” che per lui erano piccole verità scontate, come se tutti avessimo già potuto vederle e toccarle con mano, dal momento che sono sotto i nostri occhi da quando l’umanità all’origine – dopo essersi nutrita della malta di un pianeta giunto a 36°C, mentre era accovacciata nella terra come nel ventre materno – si era eretta camminando sulle sue gambe.
Il pianeta, prima di quel momento, era precipitato per secoli e secoli nello spazio e si era infuocato a causa dell’attrito. 
Dopo lo “stop” causato dall’assestamento con gli altri pianeti del suo sistema solare che erano precipitati dietro e davanti ad esso, il fuoco si era a poco a poco ritirato al centro svolgendo la sua funzione: quella di disinfettare la materia.
Il suo ospite prediletto, l’uomo, iniziò così la sua evoluzione; dimenticandosi della malta, guardandosi attorno, raggiunse questo o quell’altro frutto da mangiare, si riparò dalla pioggia delle grandi alluvioni e, spaventatosi dei lampi e dei tuoni, si pose i primi interrogativi, i primi misteriosi perché, “segretamente” custoditi dalla natura.
Menomale che, nella sua missione di condivisione con gli uomini, molti di quei segreti sono stati rivelati da Leo! Non certo da una cattedra, né da un pulpito, ma nel suo semplice esprimersi quotidiano. 
E menomale che qualcuno, tra i quali anch’io, colpiti da quelle nuove parole, aveva riportato, testimoniato, scritto e trascritto... e menomale che la scienza, per come lui aveva “prededetto” (fusione della parola “previsto“ con “predetto“, licenza poetica di Leo Amici da un suo scritto) ne ha scoperto e riscontrato, almeno di molti, la veridicità (una per tutte l’ultima, la prova dell’esistenza dei buchi neri che risucchiano tutto, una sorta di “spazzini dello spazio” lui li aveva definiti almeno 50 anni fa).

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Auguro a tutti un buono spettacolo: le musiche sono benfatte e gli artisti ineccepibili.Per qualche inconveniente dovuto alla “diretta”, come con tutti gli spettatori che ho incontrato, saprete essere comprensivi. La perfezione non appartiene al genere umano, ma la perfettibilità sì, e ci deve sospingere ad un sempre più producente miglioramento.La prova che è possibile sta nella nostra storia, dall’epoca primitiva ad oggi, in quanto l’uomo ha perfezionato continuamente la sua ansia di sapere.I tre esploratori, personaggi del mio spettacolo, appartenendo proprio a questa categoria, da Mohican riceveranno, sorprendentemente, tutte le risposte che andavano cercando.«La verità è sommersa dalla logica e ornata d’amore», diceva Leo Amici.Essi incontreranno non solo una logica semplice e pura, ma anche ornata dell’amore spontaneo per il genere umano dell’indiano d’America Mohican e della sua personalissima e travagliata storia d’amore con Eliane, l’inglesina nata nel suo villaggio dopo l’emergere sorprendente del legame d’amicizia tra i suoi genitori e quelli di lui.Tutto era iniziato dopo un lungo duello corpo a corpo tra il futuro padre di Mohican e quello di Eliane quando, nella notte in cui la dolce e forte squaw, aggrappandosi ai rami di un albero e dondolandosi cantando una dolce nenia indiana, aveva partorito Mohican interrompendo la violenza di quella lotta e accettando l’aiuto della donna bianca. 

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